Storia.

Oltre 100 di Storia industriale

Per comprendere appieno il valore di questo spazio, oltre ai quantitativi edilizi, è utile fare un passo indietro e raccontare un breve cenno della sua storia.

Le prime notizie di una cava di argilla e di una produzione di ceramiche e laterizi, sono degli ultimi decenni dell’ottocento.
Ma è grazie a Carlo Vaccari e alle sue intuizioni, giunto a Ponzano nei primissimi anni del 900, che la fabbrica comincia ad affermarsi e a raggiungere la ribalta nazionale e mondiale,
con una rete commerciale che distribuisce le nostre ceramiche in ogni continente, dall’Oceania al Sud America.
Grazie a questo formidabile successo, dovuto, prima di tutto, a prodotti dalle incredibili caratteristiche prestazionali, la Vaccari diventa, all’inizio degli anni ’50, la più grande fabbrica
di ceramica dell’intera Europa.
Noti e caratteristici sono i mosaici usciti dalla fornace di Ponzano così come diviene proverbiale la durezza e durata di mattoni e mattonelle.
Questa eccellenza ligure era la fucina dell’arte futurista e nel contempo un presidio industriale che dava lavoro a migliaia di persone.

Tanto importante da modificare la stessa conformazione urbanistica di questo Comune, trasformando una zona di campagna in un vero e proprio “villaggio industriale”, con la grande villa padronale, gli alloggi di operai e capi, il sistema di fabbricati di servizio, dall’asilo allo spaccio aziendale.
E da cambiarle nome. Tutti ormai conoscevano, e continuano a conoscere, Ponzano come la “Ceramica”.
Una vera rivoluzione per quegli anni e per il nostro territorio.
Purtroppo l’affermarsi del distretto lapideo emiliano, ha portato ad un suo forte e progressivo ridimensionamento già all’inizio degli anni ’70, periodo dopo il quale si sono susseguite
alterne fortune e conseguenti ingenti riduzioni occupazionali.
Nell’ultimo periodo di attività, infatti, le migliaia di lavoratori che occupavano questa area enorme erano già ricordo, risultando utilizzate poco più della metà delle superficie complessive, in gran parte per lo stoccaggio, ed essendo ridotte a qualche centinaia, indotto compreso, le unità lavorative utilizzate.
La crisi fatale è nella primavera del 2006, anno dal quale la fabbrica è chiusa.

Cosa è successo da allora
Abbiamo avviato, con il sostegno e l’aiuto della Provincia della Spezia e di ARPAL, le procedure di caratterizzazione ambientale, e, successivamente, l’intervento, a cura e spese della
proprietà austriaca Lasselbergers, che, non senza resistenze, ha provveduto a suo totale carico ad una prima rimozione di terre inquinate da idrocarburi.
Per l’area invece di proprietà italiana, nella quale ci troviamo, tutte le procedure di caratterizzazione e bonifica sono state già realizzate e concluse.
Da allora è stato recuperato dal Comune, in collaborazione con la Sovrintendenza per i Beni Archivistici, gran parte del materiale cartaceo di interesse storico e delle strumentazioni antiche ancora abbandonate nella fabbrica, attività che ci ha permesso di ottenere un importante finanziamento per l’acquisizione di un capannone di particolare pregio che ospiterà tutta la consistenza storica salvata.
Oggi l’Amministrazione Comunale, con l’acquisto di questo spazio e con l’accordo di gestione di circa 13.000 metri quadrati di area, intende non solo proseguire nel percorso già
avviato per far conoscere la fabbrica, ma vuole compiere il passo successivo.
Se ieri infatti era imprescindibile affrontare il tema ambientale e trovare fonti terze di finanziamento, oggi è il momento di aprire il confronto sul futuro di questo luogo incredibile.

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